venerdì 2 dicembre 2016

Massimo D’Angelo: essere artisti, tra narrazione, ricerca e sperimentazione

Pensieri

L’esigenza di dipingere nasce da bisogni diversi e apparentemente incompatibili, ma tutti profondamente radicati nell’animo dell’artista e volti al solo scopo di sperimentare, non tanto le tecniche pittoriche, quanto la capacità di spingersi oltre i propri limiti. La pensa così Massimo D’Angelo, un pittore che ha fatto della sperimentazione la propria impronta su tutte le sue tele ricche di suggestioni e di storie da raccontare.
Nonostante il percorso di studio e di lavoro abbia condotto Massimo D’Angelo ben lontano dal mondo dell’arte, portandolo a una carriera tra aziende e multinazionali, la sua passione per la pittura non si è mai sopita del tutto e ha rappresentato un cammino di vita parallelo a molti altri. La sua capacità di coniugare tecniche differenti, come l’acquerello e l’acrilico, con efficacia costante, restituendo agli occhi dei fruitori un mondo visto attraverso lenti inedite, ci porta a passeggio su un campo di girasoli, tra nuvole e palloncini colorati, metafore di crucci e spensieratezza, ma anche tra costellazioni e sprazzi di colore che prendono la forma di corpi voluttuosi, fino all’interno del nostro stesso corpo, tra il cuore e il cervello, irrorati da un sangue che si riscalda dinnanzi a tanta meraviglia.
In esposizione con altri artisti presso la Galleria Spazio 40 di Roma, a partire dal prossimo 9 dicembre, nella Mostra collettiva “Diari di Viaggio”, Massimo D’Angelo è un pittore dalla personalità originale ed eclettica che sa imprimere sulla tela la profondità delle proprie idee attraverso un irresistibile arcobaleno di colori.

Aurora

Libera
Che artista sei? Da dove nasce la tua esigenza di dipingere: è una passione che coltivi da sempre o si tratta di un talento che hai scoperto recentemente?

Ho sempre disegnato. Di tutto e con tutto, ma soprattutto a china, cose serie e meno serie, dai chiaroscuri di Roma sparita alle etichette dei vini, immagini pubblicitarie per arrotondare all’università. Poi cartellonistica con veri e propri capolavori dei grandi del fumetto. Successivamente ho perso un po’ gli stimoli fino a che la pittura si è risvegliata facendo acquerelli in riva al mare, con l’acqua marina e una cartolina pronta in dieci minuti al posto di una foto. Da lì non mi sono più fermato.

Addosso
Dietro ogni opera si cela una storia da raccontare: cosa vuoi comunicare e cosa ti ispira maggiormente? Quali sono le tecniche che prediligi e i soggetti che preferisci?

La mia opera si sviluppa su direttrici diverse, talvolta tanto diverse, da sembrare che abbia origine da diversi autori. È come se avessi diversi periodi pittorici, ma uno sovrapposto all’altro, ora con il bisogno di raccontare storie, ora con quello di prendere immagini dall’anatomia del corpo umano. In realtà il fil rouge è quello di sperimentare, non importa con quale tecnica, con quale tema pittorico. Stigmatizzare i problemi che ci travolgono. Di sicuro mi piace sfruttare l’istinto del disegnatore e del chiaroscuro e far incontrare il figurativo con l’astratto. Trovo irresistibili le “forme”, ma spesso sono gli stimoli che cerco costantemente a guidare la mia esecuzione. Che poi sia l’acquerello o l’acrilico lo strumento, questo poco importa.
L’acquerello è sempre con me, in vacanza, ma anche in una serata d’estate, mi fermo in qualsiasi posto, tiro fuori il mio quaderno Fabriano formato cartolina, i miei goauche Winsor & Newton, un bicchiere di carta e via. Con l’acrilico ogni volta cerco una novità: materia, sabbia, supporti improbabili, pigmenti tirati, spugnati, spatolati, silicone colorato, dripping. Insomma ogni volta emerge l’esigenza di realizzare un’idea come richiesto dal soggetto da creare.

Corpo celeste
Che ruolo ha, o potrebbe avere, l’arte in un periodo di precarietà come quello che stiamo vivendo? Che cosa significa essere un artista nella società di oggi? Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia legata al tuo percorso.

Quando inviti qualcuno ad una mostra rimane sbalordito, come se dipingere fosse un risvolto di pazzia in una società dove si fanno solo cose legate al commercio. Eppure in Italia si stimano circa 6.000 pittori (il giudizio se veri non spetta a me) intorno ai quali si aggirano personaggi più o meno organizzati, più o meno esperti, che cercano di guadagnarci sopra per regalare loro un secondo di pubblica gloria, spesso effimera e artificiale. Ti chiedono anche 400 € per esporre un’opera, spesso senza portare visitatori e senza mai spendere una sola parola sull’arte. Così si terrorizzano i talenti, la storia ripete le sue atrocità, ma con la peculiarità contemporanea dell’illusione della visibilità garantita dai Social e dai siti virtuali, tortura per gli amici e totale indifferenza del pubblico tutto.
Un momento di grande interesse personale è stato quando ho esposto a Londra, in una galleria vicino al National Gallery ma con la gallerista che, a causa di una bega con l’organizzatrice, ha trattenuto per mesi le nostre opere fino a che non ci siamo rivolti all’ambasciata italiana a Londra. Il giorno dopo il corriere ha ritirato tutto. In compenso il gruppo artisti ha fatto quadrato su una chat di Whatsapp e per questo siamo rimasti in contatto, per difenderci dagli avvoltoi o scambiarci informazioni su iniziative artistiche.
Simpatica è anche la considerazione di una signora che davanti al mio “Folla”, stilizzazione del tratto coroideo del cervello, effettivamente simile ad una folla, ha dichiarato: “Questo deve essere uno con la personalità fortemente disturbata”.

Folla
Immagina di poter viaggiare su una macchina del tempo: quali sono i tuoi Maestri di riferimento? A quali Movimenti Artistici del passato ti rifai?

Più che di ispirazione, direi che nutro una vera e propria venerazione per Jackson Pollock e Boccioni e, in parte, per Picasso. Tra i classici apprezzo Caravaggio. Ho grande invidia per le intuizioni contemporanee di Keith Haring, Banksy e Brainwashed. Guttuso, invece, è il più grande italiano del Novecento.
Anche gli Impressionisti, che penso di aver visto in tutti i musei possibili, non mi sono di ispirazione diretta, ma il pointillisme mi ha lasciato qualcosa dentro. Tuttavia se la macchina del tempo funzionasse davvero vorrei essere l’aiutante di Pellizza da Volpedo mentre crea il Quarto Stato.   

Globuli rossi
A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.  

A breve parteciperò alla mostra collettiva “Diari di Viaggio”. organizzata dall’Associazione Artistica di cui faccio parte, “Ars Movimento Culturale”, con tema Racconti di viaggio, che sarà visitabile dal 9 al 15 dicembre, presso la Galleria Spazio 40 di Roma, e dove porto un’opera sul memorial dell’11 settembre che l’estate scorsa mi ha profondamente colpito. In generale, invece, qui è il vero problema. Da un progetto ne nascono due e da due… quattro. Non c’è il tempo e l’energia per dare seguito a tutto e soprattutto i fondi. Sto lavorando ad un progetto di Crowdfunding sulla multidisciplinarità e l’interrelazione delle arti, sto ideando una mostra per affiancare fotografie di bravi autori e amici con un dipinto della foto stessa. Sto cercando anche di dare un risvolto concreto all’esperimento del tour emozionale dell’esposizione che ho terminato lo scorso 31 ottobre: persone che vengono analizzate da software per il riconoscimento delle emozioni davanti ad un’opera d’arte; non è una prima mondiale, ma le tecnologie lo sono e, oggi, si possono mettere in campo APP sorprendenti, se non si tralascia l’altra metà del cielo costituita dagli psicologi.


Macchie nella mente

Massimo D'Angelo Web Site


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