domenica 4 settembre 2016

Nicola Antonio Imperiale: scrivo, ascoltando la “voce” del cuore


La scelta di scrivere può essere inconsapevolmente terapeutica, instillando in chi sceglie di mettersi a nudo, tra penna e inchiostro, il coraggio necessario per compiere scelte inaspettate e analizzare episodi del passato che racchiudono al loro interno molteplici significati. È proprio ciò che accade alla protagonista di “La coscienza del cuore”, Butterfly Edizioni, il primo romanzo di Nicola Antonio Imperiale. Si tratta di una ragazza come tante, nella quale è facile immedesimarsi, per la limpidezza con cui esamina la propria vita tra le pagine di quello che può assomigliare a un diario, ma è un vero e proprio flusso di coscienza. Col pretesto di scrivere una lettera a un amico del passato, che non è più parte della sua vita, la giovane protagonista, infatti, scrive a sé stessa e racconta il colorato mosaico della sua vita, tra incomprensioni familiari, problemi di cuore, amicizie complicate e lavoro precario. Tutti tasselli di una quotidianità che potrebbe attanagliare chiunque, privandolo dello slancio necessario per compiere le scelte giuste, ma che, paura dopo paura, non è altro che un elenco di sogni da realizzare.
Diretto e toccante, questo romanzo delicato e mai banale, nasce da un’esperienza di vita autobiografica che l’autore rielabora con originalità, capovolgendone il punto di vista e narrando il tutto da una prospettiva esclusivamente femminile con una sensibilità non comune. Dopo essersi messo alla prova con racconti e poesie, Nicola Antonio Imperiale, approda al romanzo con una struttura semplice, ma convincente, che promette la nascita di un autore di talento, in continua crescita e in grado di coinvolgere il lettore nel profondo.


Una ragazza di oggi e i piccoli, grandi problemi della sua vita quotidiana: una lettera a un amico che non c’è più è il pretesto ideale per l’inizio di un flusso di coscienza che ci fa immergere nel profondo della sua anima. Sono questi gli elementi di “La coscienza del cuore”, Butterfly Edizioni: raccontaci le genesi di questo romanzo, cosa ti ha ispirato durante la stesura e cosa vuoi comunicare?

Scrivere è vita, di conseguenza è la vita stessa a ispirare lo scrittore. Ora, tralasciando i sofismi, nel mio romanzo si racconta una storia vera, qualcosa che ho vissuto in prima persona. Naturalmente, alla vicenda è stato dato un po’ di “colore”, ma descrivo situazioni che nella loro semplicità possono “toccare” ognuno di noi. Proprio per questo, tutta la narrazione punta a far immedesimare il lettore, uomo o donna che sia, con la protagonista. Voglio far comprendere come sia facile capirsi, quando ci si ferma ad ascoltare l’altra persona e quanto invece sia deleterio dare per scontato che le proprie ragioni siano sempre quelle giuste.

Quando e da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autore sei: segui l’ispirazione a qualsiasi ora del giorno o hai un metodo collaudato dal quale non puoi prescindere?

Ho iniziato a scrivere da piccolo, quando ero ancora un bambino e non ho mai smesso. Attraverso la scrittura riesco a esprimere sentimenti, dubbi e paure più recondite. L’ispirazione può toccarti a ogni ora del giorno, non c’è un momento particolare, bussa quando vuole. Io annoto e poi scrivo la sera per lo più. Dopo una giornata di emozioni lasciarsi andare alla scrittura è intimamente liberatorio.

L’intero romanzo è scritto completamente da un punto di vista femminile: come mai questa scelta originale e coraggiosa? È stato difficile immedesimarsi nei panni della protagonista?

Il motivo di questa scelta è nella sua genesi. Come ho già detto, è una storia che ho vissuto in prima persona, ma dal punto di vista maschile. Inizialmente, ho iniziato a elaborare il romanzo così. Purtroppo, mentre scrivevo, mi sono reso conto di riempire le pagine di rancore e pensieri negativi, non mi piaceva per niente. Pertanto ho cambiato punto di vista, cercando di vedere il tutto con gli occhi dell’altra persona, di lasciarmi andare a quella sensibilità che noi uomini tendiamo un po’ a sopprimere. Ho iniziato a chiedermi: “Che cosa pensava? Come ha reagito? Che cosa ha provato? E io cosa avrei fatto al suo posto?”. È stato un bellissimo “esperimento letterario” e, dopo le prime pagine, è stato davvero facile immedesimarmi.

Per saper scrivere bene occorre, senza dubbio, leggere molto: che generi e quali autori prediligi? Che libro c’è sul tuo comodino?

Pirandello, Zweig, Hesse e Saramago sono autori che amo tantissimo, ma in realtà non ho alcun genere preferito in particolare. Bisogna leggere un po’ di tutto, ogni libro ti fa vivere delle emozioni. Secondo me leggere un solo genere di libri è come privarsi della possibilità di conoscere emozioni diverse. A dire il vero, sul mio comodino ci sono tanti libri, le librerie di casa non bastano più e sono ormai al “collasso”. Ad ogni modo, il libro che amo di più in assoluto e che per me è il più “caro”, quello da tenere sul comodino, appunto, è “Le notti bianche” di Dostoevskij.

A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.


Al momento sto lavorando a un romanzo corale, sono ancora a metà, ma spero di finire entro l’anno. Oltre a questo, ho in lavorazione un paio di raccolte di racconti. Ho il sospetto che non vi libererete facilmente di me!


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