giovedì 24 marzo 2016

Stefano Giovinazzo e Edizioni della Sera: la mia avventura da ‘Editore Puro’


Che il settore dell’Editoria sia stato uno dei più colpiti dalla paralizzante crisi economica degli ultimi anni è, ormai, un fatto risaputo. Di sicuro ci vorrà ancora molto tempo prima che la situazione si assesti definitivamente, raggiungendo anche un nuovo equilibrio col crescente mercato del digitale, ma una cosa è certa: solo chi saprà perseguire e valorizzare la qualità sarà nuovamente premiato dal successo. Proprio ciò che sta accadendo a Stefano Giovinazzo, fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice “Edizioni della Sera”. Dopo una breve parentesi come giornalista e scrittore, Stefano Giovinazzo ha capito immediatamente che il percorso che voleva intraprendere nel mondo dell’Editoria riguardava la creazione di un progetto editoriale nuovo e originale, ritagliato a misura di un pubblico di lettori in cerca di talento, competenza, entusiasmo e, naturalmente, di buone letture.
Il catalogo delle “Edizioni della Sera” è vario e trasversale, passando dalla narrativa, alla saggistica, fino alla poesia e ai classici, con particolare attenzione verso la letteratura per ragazzi, alla quale sono dedicate diverse collane, e verso le storie di sport e di sportivi, temi interessanti e innovativi per un cosiddetto editore indipendente.
In seno alla Casa Editrice è nata anche l’Agenzia Letteraria “Studio Garamond” che, tra i tanti servizi offerti, si occupa principalmente di scovare i nuovi talenti, valutandone le opere, e di aiutare gli autori a proporre i propri manoscritti agli Editori nel modo più efficace possibile.
Ma cosa significa, al giorno d’oggi, sostenere e valorizzare un progetto editoriale così ambizioso e coraggioso, in un Paese dove i lettori sono in costante diminuzione? Ce lo spiega direttamente Stefano Giovinazzo, raccontandoci il suo percorso da Editore Puro e la genesi delle “Edizioni della Sera”.  

Cosa significa essere un Editore indipendente in un Paese nel quale si legge sempre meno? Quando e come hai deciso di intraprendere questo percorso e quali ostacoli hai incontrato e incontri ancora oggi sul tuo cammino?

Essere un Editore indipendente in un Paese come il nostro significa portare avanti un'idea senza alcun condizionamento. A dire la verità anche il termine “indipendente” riferito all'editore e al libraio, in questi anni è stato abusato. Io mi definisco un Editore, sarà il tempo a dirmi come ho svolto il mio lavoro. Ci terrei piuttosto a valorizzare il termine “editore puro”, colui che vive soltanto della sua professione che, nel nostro caso, dovrebbe riferirsi soltanto alla vendita del proprio catalogo di libri.
Dopo il periodo universitario, girando tra uno stage e l'altro, tra una redazione e l'altra, ho acquisito sia competenze che consapevolezze. Le ultime mi hanno fornito quel pizzico di euforia e incoscienza, per pensare di creare dal nulla un progetto editoriale che potesse ritagliarsi uno spazio nell'editoria italiana odierna. Gli ostacoli sono quotidiani, li ho messi in conto e non ne faccio più motivo di lamento, ma di forza: l'editoria è una corsa a ostacoli, dall'idea del libro fino al macero, la bravura è mantenersi costanti nella corsa e arrivare al traguardo con un ottimo tempo.



Tra l’avvento dell’ebook e la costante diminuzione della qualità dei prodotti che approdano alla grande distribuzione, come riesce a barcamenarsi un Editore che vuole premiare il talento? Cosa sta accadendo all’editoria italiana?

Premiare il talento mi sembra la chiave giusta. Questo talento, diventato testo e messo in commercio, va poi apprezzato e valorizzato e spesso qui finisce il nostro lavoro o almeno ha un grosso limite: la distribuzione su ampia scala. L'editoria italiana sta vivendo una trasformazione: dalla crisi del 2008 si sta passando a un'editoria più consapevole: editori e librai che dialogano meglio e in modo diretto, editori e distributori che si guardano in faccia invece che di spalle, autori ed editori che fanno fronte comune, autori e librerie che si incontrano. Tirature più basse, costi più contenuti e grande consapevolezza dei numeri.

Prima di approdare all’editoria ti sei dedicato in prima persona e con grande passione alla scrittura. Oggi ti senti più scrittore o Editore? E perché?

No, per carità, solo Editore. Ho scritto qualche cosa di narrativa, rigorosamente rimasta nel cassetto. Di poesia, qualche volume, un premio e tanti apprezzamenti. Gli scrittori sono pochi, restano in eterno.



Nella tua carriera di giornalista hai collaborato con numerose testate e ne hai fondate a tua volta: cosa significa essere giornalisti al giorno d’oggi? Che ruolo svolge un buon giornale nei confronti dell’opinione pubblica?

Il giornalismo è cambiato profondamente negli ultimi venti anni. Si è frantumato. Il giornalista ha dovuto invertire la rotta e adeguarsi a un mestiere diverso che rischia, e spesso si avvicina al confine, di risultare inutile. Un'utilità invece c'è: garantire la qualità delle notizie, raccontare “bene” la realtà, scavare, in un mondo sempre più bombardato di tante informazioni di superficie.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.


Sto portando avanti il progetto editoriale di “Edizioni della Sera” con cui stiamo sviluppando sia le collane di narrativa, sia quelle di saggistica letteraria. Con l'agenzia letteraria “Studio Garamond”, invece, stiamo curando la comunicazione per alcuni clienti del settore dell’editoria e portando avanti la collana 'Supernova' che ci sta regalando soprese e apprezzamenti. Infine, il neonato marchio “Roma per sempre” ci sta facendo riflettere sull'editoria romana dopo la pubblicazione della prima antologia “Romani per sempre”.

www.edizionidellasera.com



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