domenica 13 marzo 2016

Barbara Impat: emigranti, istruzioni per l’uso tra integrazione e disintegrazione


Il tuo Paese natio ha poco da offrirti e sogni un futuro altrove? Prepara la valigia, fai un biglietto di sola andata e inizia a pianificare la tua vita all’estero. Facile a dirsi, ma concretamente quanti ci riescono nel lungo periodo? All’inizio, a causa dei tanti problemi pratici coi quali si scontra chi decide di espatriare, si fa poco caso a ciò che comporta emotivamente la prospettiva di trascorrere tutta la propria vita in un altro Paese. “Via da qui”, di Barbara Impat, scrittrice di grande talento e traduttrice naturalizzata in Provenza da oltre un decennio, non è certo un manuale pratico per districarsi tra le noie burocratiche di chi sta progettando una vita lontano dall’Italia, ma un’intensa raccolta autopubblicata di emozioni, sensazioni e sentimenti che molti, tra coloro che hanno scelto di espatriare, hanno provato almeno una volta nel corso della loro esperienza di migranti. Ventuno racconti brevi su sogni e paure, illusioni e disillusioni di chi ha sperimentato il coraggio che occorre per integrarsi senza disintegrarsi, inseguendo le proprie aspirazioni anche a costo di lasciare il proprio Paese, ma senza dimenticare le proprie origini. Una esilarante, quanto amara, selezione di racconti in bilico tra insoddisfazione e nostalgia, realtà e luoghi comuni, incoscienza e tolleranza, che, complice lo stile brioso e accattivante dell’autrice, farà sorridere chi ha già fatto il grande passo, ma anche riflettere più a fondo chi sta cercando il proprio angolino di mondo dove iniziare a sentirsi a casa.


“Via da qui” è un variegato mosaico di storie che raccontano paure, sogni e delusioni di chi ha scelto di emigrare, lasciando il nostro Paese in cerca di realizzazione. Raccontaci la genesi di questo libro: cosa ti ha ispirato durante la stesura? E cosa vuoi comunicare?

Mi ha ispirato la “crisi di mezzo espatrio”, rovinosamente coincisa con quella di mezza età! Più seriamente: all’origine c’è stato quel sentimento di sottile frustrazione che provano - prima o poi - tutti gli italiani all’estero. Quando? Nel momento in cui intuiscono di aver fatto un biglietto di sola andata. Momento seguito da un’altra sconcertante intuizione: quella che il ritorno definitivo in patria potrebbe avvenire solo… in posizione orizzontale! Cosa voglio comunicare? Non saprei. Non c’è un messaggio particolare, parlerei piuttosto di stati d’animo, emozioni che si provano vivendo fuori dall’Italia - come la crisi di identità culturale che ti può colpire quando ti accorgi di sentirti straniero un po’ ovunque, nostalgico di più vite e Paesi allo stesso tempo. Un pasticcio interiore, sicuramente, ma dipinto con ironia, spero.

Quanto c’è di vero nei personaggi e nelle esilaranti, ma, a tratti, toccanti vicende che narri? C’è qualcosa di autobiografico?

Le storie – ci tengo a dirlo – sono tutte inventate. Tuttavia c’è molto, anzi moltissimo di autobiografico nei personaggi. Non a caso, la protagonista di molti racconti (Agata, l’expat imbranata, traduttrice maniacale e tendenzialmente a dieta) somiglia a qualcuno che conosco come le mie tasche. Probabilmente il racconto più autobiografico è Quassù e laggiù (che è anche il titolo del mio Blog), in cui narro il gustoso rientro in patria di un’emigrata che si cambia in aereo per vestirsi “all’italiana”, cercando così di eludere le inevitabili – seppur bonarie - critiche di chi la troverà ingrassata, malvestita e trascurata. Non più italiana, insomma.

Raccontaci la tua esperienza nel self publishing: come sei approdata a questo mondo? Quali sono i pro e i contro?

Mi sono lanciata nel self publishing perché consapevole della difficoltà di farsi pubblicare dalle case editrici. Ho letto vari e-book sull’argomento e devo dire che, a distanza di qualche mese, confermo quanto scritto da molti autori: quando ci si autopubblica, scrivere qualcosa di valido è solo la condizione necessaria per vendere, ma è assolutamente insufficiente se manca una promozione a tamburo battente. Ergo: cercare blog dove farsi intervistare, condividere estratti dell’opera, usare i social in modo assiduo e, aggiungo, spammare un po’ ovunque la propria opera. Un lavoro quotidiano, insomma, che non ho il tempo, né la costanza di fare, purtroppo. Tuttavia, marketing a parte, consiglio vivamente di provare, perché il self publishing è un’esperienza interessantissima. Anche se, rimanga tra di noi, il mio sogno è passare al cartaceo...

Tra le tue attività gestisci un Blog davvero interessante: quali sono le regole d’oro per avere un Blog di successo?

Ti ringrazio! Beh, dipende da cosa intendi per “successo” – il mio è un blog neonato (ha appena un anno) oltre che atipico, perché non tratta gli argomenti classici della vita all’estero – quelli legati alla vita pratico-amministrativa, per intenderci. Insomma: ha un taglio editoriale abbastanza umoristico e scanzonato, che lo rende un “prodotto di nicchia”, per così dire. Comunque, ritornando alla definizione di “blog di successo”, gli ingredienti indispensabili sono: articoli validi (interessanti, innovativi, non troppo brevi e mai scopiazzati da altri blog), stile accattivante e originale; infine – come sopra – un ottimo lavoro di marketing. Se non hai una bella pagina Facebook, non spendi qualche soldino per promuovere sito e pagina, e – soprattutto – non dedichi un paio d’ore al giorno a rispondere ai “fan”, pubblicare post attinenti al blog ed essere presente sui vari social, difficilmente arriverai a raggiungere un vasto pubblico. E credo che il vero successo sia proprio essere letti il più possibile, giusto?

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.


Attualmente sto scrivendo un romanzo. Visti i ritmi con cui procedo mi sono data una scadenza: dicembre 2020 – che per me è come dire dopodomani! Poi sto leggendo varie cose interessanti sul web marketing – anche per motivi professionali, poiché sono traduttrice e devo aggiornarmi costantemente – e, last, but not least, sto valutando alcune idee di sviluppo professionale per poter tornare in Italia. Anche qui, viste le tempistiche, non credo di concretizzare prima del 2020. Come dicono i francesi: “chi va piano, va sano” – e omettono stranamente l’ultima parte dell’adagio… che sia un presagio? Cara Alessandra, ti ringrazio per l’intervista. Un saluto al gusto lavanda dalla Provenza!

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