domenica 6 marzo 2016

Alessandro Comi: cosa sono e come funzionano intercettazioni e celle telefoniche


Tra i tanti supporti che caratterizzano le attuali indagini scientifiche in caso di eventi criminosi, sta prendendo sempre più piede l’analisi delle cosiddette ‘celle telefoniche’, che sembra permettere di intercettare con buona approssimazione, anche a posteriori, la posizione di un determinato soggetto in base allo studio approfondito e dettagliato dei tabulati del suo telefono cellulare. Ma siamo certi che, anche nelle aule di Tribunale, quella delle ‘celle telefoniche’ sia realmente una scienza esatta, oltre ogni ragionevole dubbio? A spiegarci gli errori più comuni commessi troppo spesso da avvocati, giudici e giornalisti ci ha pensato Alessandro Comi, Ingegnere delle Telecomunicazioni, Perito e Consulente Tecnico di grande esperienza, che da anni ha messo la propria professionalità al servizio della giustizia. Tra antenne, tralicci e inclinazioni, infatti, il ruolo dell’esperto che sappia guidare giudici, avvocati e giurie verso l’accertamento della verità è sempre più importante, giacchè, sulla base di questo tipo di indagini, si fondano condanne o assoluzioni di cittadini che hanno diritto a una analisi il più possibile chiara e trasparente anche per quanto riguarda la valutazione delle cosiddette prove scientifiche. Spesso, infatti, alcuni luoghi comuni circa le informazioni che si possono ricavare dallo studio dei tabulati telefonici hanno generato confusione nell’opinione pubblica, complici anche la superficialità di alcuni mezzi di informazione nel diffondere delle notizie poco approfondite in merito. Ma andiamo con ordine, iniziando col capire, grazie all’aiuto di Alessandro Comi, cos’è una cella telefonica, come si legge un tabulato telefonico e in che modo si può ricostruire il più accuratamente possibile la posizione di un individuo attraverso un complesso studio incrociato di dati, senza incappare in abbagli che rischiano di compromettere il lavoro degli inquirenti e la libertà delle persone.  


Tralicci, antenne, inclinazioni: siamo sicuri che quella delle cosiddette “celle telefoniche” sia davvero una scienza esatta oltre ogni ragionevole dubbio, almeno in campo forense? Spiegaci come funzionano e che utilità reale può avere la loro analisi in un’aula di Tribunale.

Prima di entrare nel merito di funzionamento ed utilità delle “celle telefoniche”, è opportuno spiegare, brevemente e con parole semplici, di cosa si tratta.
Siamo nell’ambito di una disciplina molto vasta che potremmo definire genericamente “Ingegneria delle Telecomunicazioni”; nelle sue molteplici articolazioni (sistemi telematici, telerilevamento, telecomunicazioni satellitari, trasporto di informazioni su reti cablate, ecc.) l’Ingegneria delle Telecomunicazioni si occupa essenzialmente della gestione e trasporto di informazioni a distanza.
Nello specifico, quando si parla di Celle Telefoniche ci si riferisce al settore disciplinare delle Reti Radiomobili Cellulari, il ramo dell’Ingegneria delle Telecomunicazioni con la finalità di realizzare sistemi tecnologici per trasmettere informazioni, tramite onde radio, in una determinata area geografica opportunamente suddivisa in una serie di unità territoriali atomiche, le cosiddette “celle telefoniche”, per l’appunto.
Ogni Operatore di Telefonia Radiomobile ha installato una serie di infrastrutture, le Stazioni Radio Base o più comunemente Antenne, che permettono ai telefoni cellulari di comunicare tra loro tramite trasmissione e ricezione di onde elettromagnetiche. Ogni Antenna è dotata di apparati ricetrasmittenti in grado di coprire una determinata porzione di territorio, la cosiddetta Cella Telefonica. Le Celle rappresentano, quindi, le aree di copertura territoriale delle singole Antenne ed indicano la zona nella quale il segnale irradiato dall'Antenna è sufficientemente forte da permettere ai telefoni cellulari di instaurare una comunicazione
L’enorme interesse che la Telefonia Radiomobile riveste in ambito forense è dovuto a due fattori principali: in primo luogo praticamente ognuno di noi possiede un telefono cellulare e ne fa un uso assiduo e pressoché costante e, in secondo luogo, la gestione tecnica delle Reti Radiomobili Cellulari prevede il trattamento di informazioni riguardanti il contenuto e la natura dei dati scambiati e la presenza del telefono cellulare dell’utente all’interno di un’area la cui posizione geografica è nota.
Di primaria importanza per i Procedimenti Penali, soprattutto nelle analisi e nelle ricostruzioni a posteriori di eventi accaduti in passato (la maggioranza dei casi in cui viene richiesto il mio supporto) sono i dati relativi alla localizzazione dei telefoni cellulari nel periodo temporale in cui è stato commesso un evento criminoso.
Doverosa premessa, troppo spesso non tenuta in debito conto nel corso delle analisi forensi, è che la tecnologia legata alla Telefonia Radiomobile non necessita, per funzionare, di determinare la posizione “esatta” delle utenze da mettere in comunicazione. Agli Operatori Telefonici occorre conoscere l’area geografica in cui sono posizionati i telefoni cellulari ma non hanno alcun interesse a calcolare, ne tantomeno a conservare, i dati di localizzazione delle utenze con la precisione richiesta in campo forense.
Per dare un’idea degli ordini di grandezza e senza scendere troppo in dettagli tecnici che sarebbero poco comprensibili senza una adeguata preparazione di base, l’ampiezza delle Celle Telefoniche, che dipende dalla configurazione delle singole Antenne (potenza, inclinazione, ecc.) e dalle caratteristiche dei diversi territori in termini di morfologia e urbanizzazione, è mediamente dell’ordine dei diversi chilometri; in ambito forense invece, come sappiamo, si chiede di ricavare posizioni e spostamenti dei soggetti con una precisione dell’ordine delle decine di metri, qualche volte anche meno.
In altre parole, le informazioni che potenzialmente possono essere messe a disposizione dagli Operatori Telefonici non sono “nate” con lo scopo di localizzare con precisione i soggetti utilizzatori dei telefoni cellulari, che invece è il motivo per cui vengono richieste in ambito Penale. Questa ambiguità di fondo, il fatto cioè di dover fare delle analisi il cui obiettivo è diverso dalla natura dei dati oggetto di analisi, comporta inevitabilmente la necessità di affidarsi a professionisti esperti, se si vuole che i risultati abbiano una validità scientifica che li certifichi.
Le informazioni sulle Celle Telefoniche sono sicuramente molto utili in ambito forense ma, per quanto detto, chi esegue le analisi deve conoscere profondamente la materia per essere in grado dichiedere agli Operatori Telefonici tutti i dati di interesse in ogni specifico scenario criminale e analizzarli poi in maniera corretta.
Mi spiego meglio, perché questo è un tema di fondamentale importanza: se la natura delle informazioni da analizzare coincidesse con lo scopo delle analisi, se cioè ad esempio si dovesse localizzare un soggetto utilizzando i contenuti informativi messi a disposizione da un GPS, sarebbe relativamente semplice determinare quali sono i dati da esaminare (coordinate geografiche tracciate dal GPS in un dato momento) e come utilizzarli.
Nei casi di ricostruzione a posteriori di eventi criminosi non ci sono, invece, informazioni per determinare in maniera diretta la localizzazione delle utenze con la precisione richiesta nelle aule di Tribunale. Occorre, pertanto, richiedere agli Operatori un set di dati più ampio, estrapolare da tali dati (anche in maniera indiretta) i contenuti di interesse ed infine eseguire un’analisi integrata di tutte le informazioni per ottenere una ricostruzione scientificamente attendibile delle dinamiche complessive degli eventi.
Si tratta di un lavoro non banale che, come detto, richiede alti livelli di competenza ed esperienza in questo settore. Molto, troppo spesso mi capita di essere chiamato ad intervenire nell’ambito di Procedimenti Penali già avviati in cui le analisi vengono eseguite su dati parziali e poco significativi. Ciò accade in quanto le richieste agli Operatori di Telefonia sono incomplete, perché formulate da persone che non conoscono a fondo la materia e non sanno pertanto quali sono tutti i dati potenzialmente disponibili, e generiche, vengono cioè chieste sempre le stesse informazioni, invece di predisporre richieste mirate e calate nel contesto specifico del caso in esame.
Di più, nella quasi totalità dei casi ciò che emerge dalla Telefonia Radiomobile Cellulare assume particolare significatività se inserito nel quadro generale delle investigazioni condotte mediante le altre discipline criminalistiche (ad esempio digital forensic, biologia, balistica, grafologia, BPA ecc.) e criminologiche (ad esempio psicologia, sociologia, psichiatria ecc.). Le analisi non possono essere “monolitiche”, il professionista che si occupa di “celle telefoniche” deve lavorare dinamicamente per integrare il proprio lavoro con quello di altri professionisti nell’ambito di un quadro di indagini più esteso.
Per questi motivi ho deciso di istituire, insieme ad alcuni colleghi con competenze specifiche nelle altre discipline criminalistiche, criminologiche ed investigative, il “Crime Consulting”, un Centro Studi in Scienze Criminologiche in grado di fornire consulenze tecniche a trecentosessanta gradi in ambito Penale e Civile. Ci dedichiamo molto anche alla ricerca perché, essendo queste materie in continua evoluzione, è utile sviluppare nuove metodologie di applicazione in ambito forense per sfruttare sempre al massimo le potenzialità che ci offrono.
Ci occupiamo, infine, di divulgazione scientifica, rivolta non solo agli addetti ai lavori, ma anche, e forse soprattutto, a giudici, avvocati, personale delle forze dell’ordine, giornalisti e chiunque operi in campo forense. La nostra convinzione è che non sia necessario che queste figure sviluppino forti competenze tecniche, ma risulta invece molto utile che tutti acquisiscano almeno le nozioni base di ogni disciplina, per avere piena consapevolezza di quando chiedere il supporto di un esperto. Anche persone comuni si interessano ai nostri corsi, e questo è un bene, in quanto l’opinione pubblica riveste un ruolo non trascurabile nei processi e troppo spesso è guidata da “leggende” e luoghi comuni privi di fondamento.



Quando si richiede il traffico telefonico di un utente cosa si può sapere, a posteriori, dei suoi movimenti? E cosa, invece, non è più possibile recuperare?

L’analisi delle tracce lasciate da una determinata utenza telefonica e la tipologia di informazioni che se ne possono ricavare dipende in modo sostanziale dallo scenario temporale di riferimento. Eseguire verifiche a posteriori, cioè su eventi criminosi relativi ad un periodo temporale precedente rispetto alla richiesta di analisi è ben diverso dall’effettuarle con riferimento ad eventi nel futuro; completamente diverse sono sia le tecniche utilizzabili che le informazioni ricavabili.
Nella quasi totalità dei casi, in ambito forense si chiede di eseguire analisi a posteriori ed in questo contesto lo strumento principale di analisi è il Tabulato Telefonico. Si tratta in parole semplici di tabelle nelle quali gli Operatori di Telefonia, su richiesta di soggetti autorizzati, memorizzano una serie di dati di traffico.
Il Tabulato contiene essenzialmente informazioni riguardanti: le utenze (ad esempio numero di telefono, nome, cognome e indirizzo dell’intestatario, codici di SIM e telefono), gli eventi di traffico (data, ora di inizio, durata) associati a quelle utenze e identificazione della Cella in cui il telefono cellulare era ubicato ad inizio ed in qualche caso anche a fine evento (ad esempio codice della Cella e codice o nome, indirizzo e coordinate geografiche delle Antenne che coprono tale Cella).
Con riferimento alle fasi precedenti, contigue e successive ad un evento criminoso, le analisi investigative effettuate sui Tabulati Telefonici hanno l’obiettivo di ricostruire il ‘Tra Chi’ sono avvenuti i contatti telefonici, il ‘Quando’ tali contatti sono stati effettuati e il ‘Dove’ si trovavano i soggetti al momento degli eventi di traffico.
Per quanto riguarda i primi due punti (‘Tra Chi’ e ‘Quando’), la verifica dei soggetti utilizzatori delle utenze deve essere eseguita mediante le informazioni anagrafiche fornite direttamente nel Tabulato ma, poiché spesso nei casi di criminalità gli intestatari delle SIM risultano falsi o inesistenti, anche attraverso un’analisi più ampia delle comunicazioni telefoniche nel periodo di riferimento (utenze contattate, aree geografiche in cui si trovavano le utenze); in questo modo è possibile determinare il contesto relazionale degli utilizzatori dei telefoni e di conseguenza la loro identità.
Una volta individuati gli utilizzatori delle utenze, è necessario risalire alla loro probabile localizzazione (il punto ‘Dove’) e ciò è fattibile principalmente, ma non solo, attraverso l’analisi delle Antenne, della loro ubicazione fisica, della direzione di irradiamento del segnale, delle porzioni di territorio coperte e di ogni altro parametro utile alla ricostruzione di posizione e spostamenti delle utenze coinvolte.
L’indicazione di quali sono le Antenne, e quindi le Celle Telefoniche, da analizzare è contenuta nei Tabulati Telefonici e, per tale motivo, è necessario fare un’importante, precisazione: nel caso di investigazioni condotte a posteriori rispetto all’evento criminoso, non è possibile determinare la probabile ubicazione dei telefoni in momenti qualunque del passato. L’Operatore infatti memorizza esclusivamente i dati necessari alla trasmissione della comunicazione, per questo motivo il Tabulato contiene solo i dati delle Antenne di attestazione dei telefoni al momento dell’esecuzione di eventi di traffico. Se non ci sono stati eventi di traffico telefonico, nulla viene tracciato nel Tabulato.
Per eseguire una corretta analisi è indispensabile avere la consapevolezza che la localizzazione geografica di un’utenza non è univocamente determinabile a partire dalla sola ubicazione delle Antenne. La posizione delle Antenne non coincide con quella delle utenze e non permette, da sola, di ricavarla. Sembra un concetto ovvio, però purtroppo la mancanza di questa consapevolezza è la causa principale di errore in ambito penale. Mi spiego meglio. Nella totalità dei casi nei quali è stato chiesto il mio supporto, i Tabulati richiesti agli Operatori erano pesantemente incompleti perché contenenti, per le Antenne, la sola indicazione della loro posizione: indirizzo e, nel migliore dei casi, coordinate geografiche della struttura sulla quale sono montate le Antenne (ad esempio un traliccio).
Ciò è dovuto alla mancanza di preparazione tecnica di chi formula le richieste per gli Operatori. In Italia non esiste un modello “standard” da utilizzare nelle richieste dei Tabulati, e tali richieste vengono predisposte sempre in maniera generica, poco più di un “Si fa richiesta del Tabulato Telefonico dell’utenza x nel periodo y”. Gli Operatori inseriscono pertanto nei Tabulati una serie di informazioni minimali, assolutamente non sufficienti ad eseguire un’analisi esaustiva. Per ovviare a questo problema occorre formulare verso gli Operatori richieste mirate, col dettaglio di tutti i dati di cui si ha bisogno perché ritenuti utili alle indagini; è pertanto necessaria una forte competenza nel settore delle Telecomunicazioni Radiomobili.
Il solo indirizzo della struttura non è utilizzabile in alcun modo. Su un singolo traliccio, ad esempio, nella maggioranza dei casi sono installate tre diverse Antenne dello stesso Operatore, con zone di copertura completamente diverse. È quindi necessario che il Tabulato contenga anche indicazione dei codici univoci che identificano le Celle che ciascuna Antenna copre (i cosiddetti CGI, dall’inglese Cell Global Identity).
Per risalire alla zona territoriale nella quale è posizionabile un’utenza durante una chiamata occorre inoltre prendere in considerazione altri parametri che prescindono dall’ubicazione dell’Antenna, ad esempio la direzione di irradiamento del segnale e l’inclinazione dell’Antenna. Tutte informazioni da richiedere in modo esplicito all’Operatore in modo che vengano inserite nel Tabulato.
Ma il Tabulato, come detto, non è l’unico strumento da utilizzare per localizzare le utenze.
I dati contenuti nei Tabulati, anche in quelli sufficientemente dettagliati, non forniscono indicazioni esaustive in merito a forma ed estensione delle Celle Telefoniche (contengono solo ubicazione, direzione ed inclinazione dell’Antenna). Per la risoluzione di molti casi risulta quindi fondamentale richiedere agli Operatori le cosiddette mappe di copertura territoriale delle Antenne: si tratta di rappresentazioni grafiche delle zone di copertura teorica offerta dalle singole Antenne, ricostruite attraverso opportuni software di simulazione.
Ancora: la copertura Radiomobile offerta sul territorio dagli Operatori può cambiare nel tempo, a seguito di attività quali dismissione di Antenne, installazione di nuove Antenne, modifica dei parametri di configurazione delle Antenne esistenti. È quindi importante, in molte situazioni, richiedere agli Operatori le informazioni relative alla configurazione della copertura radio-elettrica di quel preciso momento storico.
Ulteriore aspetto importante di cui tener conto è che le zone di copertura delle Antenne non sono mutuamente esclusive, non è vero cioè che un determinato punto viene coperto da una sola Antenna. Essendo generate da onde elettromagnetiche, le Celle Telefoniche sono irregolari, mutevoli e sovrapposte ed interferiscono le une con le altre. Per questo motivo è importante avere evidenza di ubicazione e parametri di configurazione di tutte le Antenne presenti sul territorio di interesse, anche di quelle limitrofe alle Antenne serventi; tali Antenne invece, non essendo tracciate nei Tabulati, non vengono mai prese in considerazione. Occorre allora farne esplicita richiesta all’Operatore.
A questo proposito vi racconto un aneddoto. Anni fa mi è capitato di essere chiamato per una consulenza su un caso per il quale le analisi in ambito Telefonia Radiomobile sembravano essere concluse in modo esaustivo. La controparte era convinta di aver dimostrato che una determinata utenza X si trovasse in un appartamento Y ad una certa ora in quanto servita, nel corso di una chiamata effettuata in quel momento, da un’Antenna non molto distante dall’abitazione stessa. Tramite sopralluogo ho notato che sul tetto del palazzo di fronte era installata un’Antenna e, con opportuna richiesta, ho ottenuto dall’Operatore posizioni e mappe di copertura di tutte le Antenne della zona. È emerso che l’Antenna in questione era proprio dell’Operatore di riferimento per l’utenza X e che era diretta esattamente verso l’abitazione Y; una misurazione all’interno dell’appartamento ha definitivamente confermato che il segnale migliore era effettivamente quello offerto dall’Antenna sul palazzo di fronte, che quindi era Primaria per l’appartamento Y. Tramite quest’analisi è stato dimostrato non solo che l’evento di traffico tracciato nel Tabulato non era prova della tesi della controparte, ma anche che con maggiore probabilità l’utenza X in quel momento non si trovava nell’appartamento Y in quanto, in caso contrario, sarebbe stata servita dall’Antenna posta sul palazzo di fronte.
Si trascura infine il fatto che le Celle Telefoniche ricostruite tramite Tabulati e mappe di copertura sono rappresentazioni teoriche. Almeno nei casi in cui l’Operatore certifica che non ci sono state modifiche alla configurazione della copertura radio-elettrica rispetto al periodo in cui è stato commesso il reato, per affinare ulteriormente le analisi è opportuno eseguire misurazioni in loco con strumenti certificati, al fine di scansionare le frequenze riservate alla telefonia mobile e verificare quali sono le Antenne che offrono realmente copertura nei luoghi oggetto dell’indagine e le caratteristiche fisiche del segnale ricevuto.
Quanto descritto costituisce solo un esempio di tutti gli aspetti da considerare per eseguire una ricostruzione scientifica esaustiva. Troppo spesso invece ho visto analisi condotte in maniera superficiale che hanno portato a conclusioni prive di validità scientifica.



E se invece procediamo a priori, risparmiandoci la trafila dei tabulati? È possibile “seguire” chiunque senza muoversi, ma solo spiandone il cellulare?

Poter seguire i movimenti di un soggetto assumendo che abbia con se un telefono cellulare tenuto acceso, è tecnicamente possibile, ad esempio, tramite degli opportuni software, che, tuttavia, dovrebbero essere installati nell'apparato mobile in questione, all'insaputa del soggetto.
Tramite un software appositamente concepito, potrebbero essere registrate non solo la posizione geografica del cellulare, ma anche eventi di traffico (chiamate entranti/uscenti, SMS, traffico dati), conversazioni telefoniche e registrazioni ambientali audio e video.
Viceversa, cioè, in assenza di un software specifico, sarebbe necessario poter accedere a banche dati che, in base al tipo di servizio offerto, potrebbero registrare la posizione dell'utente, ma è pure evidente che l'accesso a tali informazioni non è normalmente consentito per ovvie ragioni di privacy.
Stessa cosa vale per gli eventi di traffico eventualmente registrati dall'Operatore telefonico, che anche in questo caso, dovrebbero essere richiesti quanto meno dalla autorità giudiziaria.
Una terza alternativa potrebbe essere data dalla adesione del soggetto a quei servizi di condivisione della propria posizione, nell'ambito dei Social Network. Anche in questo caso, le condizioni necessarie sono l'adesione a tali servizi da parte del soggetto


Sfatiamo qualche luogo comune: secondo la tua esperienza di perito e consulente, quali sono gli errori che avvocati e giudici commettono più di frequente quando parlano di intercettazioni e celle telefoniche?

L’errore più grossolano è partire dal presupposto che la posizione delle Antenne sia assimilabile a quella dei cellulari e quindi dei soggetti. Come dire: il soggetto si trovava senza ombra di dubbio in prossimità dell’Antenna. È la strada più semplice per ricostruire la posizione delle utenze ma si tratta di un errore macroscopico al quale, quando ho iniziato la mia esperienza di consulente, non avrei pensato di assistere e che invece mi capita di vedere spesso anche oggi.
Altro errore, forse quello che più di frequente viene commesso nelle aule di Tribunale, è assumere che se nel corso di un evento di traffico telefonico un’utenza viene servita da una determinata Antenna, l’utenza debba necessariamente trovarsi in un punto in cui tale Antenna risulta Primaria (in una zona cioè in cui, a fronte di misurazioni in loco, il segnale di quell’Antenna risulta essere il migliore).
Fattori come la saturazione di Cella, eventuali criteri di priorità imposti dall’Operatore o modifiche temporanee alla copertura dovute ad attività di manutenzione delle Antenne non permettono infatti di escludere a priori che il telefono, al momento della chiamata, potesse trovarsi invece in una zona in cui il segnale dell’Antenna risultava sufficientemente forte da permettere l’instaurazione di una comunicazione, ma non così forte da essere primario.
Più in generale, occorre tener presente che anche una ricostruzione che tenga conto di mappe di copertura teorica e misurazioni in loco fornisce risultati di tipo probabilistico (non aventi carattere di certezza); è quindi opportuno eseguire delle analisi il più possibile approfondite, prendendo in esame tutte le informazioni potenzialmente disponibili per incrementare il grado di attendibilità delle conclusioni. Ed è proprio questo che non viene fatto; nella mia esperienza di consulente, ad esempio, la controparte si è sempre limitata all’analisi delle Antenne tracciate nei Tabulati, senza mai richiedere ed analizzare anche i dati delle altre Antenne installate nel territorio in esame, per avere una visione completa della situazione ed affinare quindi la localizzazione delle utenze.
In sintesi, nella maggior parte dei processi il vero problema è il non chiedersi, da parte di avvocati e giudici, se possano esserci altre strade di analisi, e il non mettere in dubbio, da parte di molti che dovrebbero essere esperti, la scientificità dell’approccio seguito. Prima di sostenere che “sicuramente è andata così” o che “è impossibile che ciò sia accaduto” ci si dovrebbe domandare in modo serio se le proprie conoscenze permettano o meno di certificare determinati risultati. Troppo spesso invece ho visto trarre conclusioni categoriche in modo superficiale, e quando si ha a che fare con la vita di altre persone la cosa è ancor più grave.



Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia che, nella tua carriera di esperto, è rimasta particolarmente scolpita nella tua memoria.

Devo dire che non c’è una storia particolare che è rimasta scolpita. Sarebbe troppo facile, ma decisamente poco opportuno, citare errori clamorosi a cui ho assistito, dovuti alla mancanza di competenze tecniche di chi li ha commessi.
Ciò che non dimentico sono però tutti i momenti in cui, mentre ascoltavo conclusioni della controparte che sapevo essere assurde e prive di fondamento, ho guardato l’espressione sul viso di persone per le quali, innocenti o no, era in gioco la vita.

È il motivo che mi ha spinto ad iniziare questa esperienza professionale.

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