lunedì 20 aprile 2015

Mauro Valentini: 40 passi. L’omicidio di Antonella di Veroli


Il 12 aprile 1994, a Roma, viene ritrovata morta Antonella Di Veroli, una stimata consulente del lavoro di 47 anni. Due colpi di pistola le hanno tolto la vita e il suo corpo viene rinvenuto sigillato in un armadio chiuso con della colla, quasi a voler nascondere l’accaduto agli occhi dello stesso assassino.
Ma chi era Antonella e cosa le è accaduto realmente?
Mauro Valentini ripercorre, nel suo primo libro inchiesta, gli ultimi passi di Antonella Di Veroli, cercando di ricostruire quello che tutti i giornali dell’epoca definirono il caso della donna nell’armadio.

Questo è il tuo libro d’esordio: come mai hai scelto di raccontare questa storia? Chi era Antonella Di Veroli? Raccontaci dove ti hanno condotto questi 40 passi e il perché delle tue innovative scelte stilistiche, a cominciare dal titolo.

La storia mi era entrata nel cuore da allora, quando la casa editrice Sovera mi ha chiesto di raccontare per loro un’inchiesta non ho avuto dubbi. Antonella era una donna sola, maltrattata dalla vita e dagli affetti più cari. Ho voluto raccontare chi era Antonella, soprattutto. In fondo il mio non è stato un lavoro prettamente investigativo, ma umano. Il titolo è venuto fuori da solo, durante il mio primo sopralluogo nei luoghi dove la signora Di Veroli viveva ho contato i passi che separano il garage dal portone di casa, quegli ultimi 40 passi che la vittima ha percorso all’aria aperta e che ha percorso anche il suo assassino.

Come in ogni inchiesta che si rispetti, lo studio degli atti è fondamentale: che approccio hai avuto verso questo lavoro di ricerca? Hai dato molto spazio alla rassegna stampa e all’eco mediatico che ebbe tutta la faccenda nel corso degli anni, riportando citazioni da molte testate: come mai questa scelta?

I giornali sono stati protagonisti di questa storia, se ne sono in un certo senso appropriati. È parso quasi che gli inquirenti seguissero le piste investigative dei quotidiani romani e non viceversa. Mi ha colpito non solo lo scandagliare nella vita privata della vittima, ma anche e soprattutto quello che è stato il linciaggio a mezzo stampa operato nei confronti dell’unico imputato del processo, poi assolto. Vittorio Biffani è per me la seconda vittima di questa storia terribile.

La tua indagine è stata minuziosa e ti sei avvalso del contributo di molti esperti per provare a tracciare un profilo, sia della vittima, sia dell’assassino, che ti permettesse di ricostruire la vicenda. Chi sono i professionisti che ti hanno guidato nel tuo percorso?

Innanzitutto ho avuto la fortuna di avere in prefazione un intellettuale, un autore bravissimo come Marco Marra, che conduce “Storie Nere”, trasmissione cult di Rai Tre, che ha riletto da un punto di vista tutto nuovo quello che, appunto, i casi di cronaca accendono nell’opinione pubblica. I professionisti che mi hanno accompagnato in questa avventura sono degli esperti forensi: Virginia Ciaravolo e Sara Cordella hanno ricostruito, attraverso i dati in nostro possesso, le foto della scena del crimine e gli scritti che Antonella Di Veroli ha lasciato, un’autopsia psicologica e grafologica, rivelandoci la personalità della vittima, mentre a Simone Montaldo ho chiesto di regalare a chi legge un profiling dell’omicida, da cui ognuno dei lettori può ricavare elementi per farsi una propria idea su chi possa aver compiuto un delitto cosi efferato.

Che scrittore sei? Da dove nasce la tua esigenza di scrivere e di occuparti, in particolare, di casi di cronaca nera? È una passione che coltivi da molto?

I fatti di cronaca mi appassionano da sempre, sono cresciuto registrando le puntate di “Telefono Giallo” di Corrado Augias, adoro la capacità narrativa di Carlo Lucarelli e sono da sempre un lettore di grandi classici del giallo. Forse la mia esperienza nel campo della critica cinematografica, di cui scrivo su diverse testate mi ha portato ad appassionarmi alle vicende che sono dietro un film o un racconto. Ecco, in fondo io racconto storie, un narratore curioso di ogni aspetto umano, amo cogliere gli aspetti più intimi delle relazioni tra le persone. In fin dei conti un omicidio, come questo, è, essenzialmente, un corto circuito relazionale, qualcosa di particolare che ha fatto da detonatore all’esplosione improvvisa di violenza.

Parlaci dei tuoi progetti per il futuro: stai già lavorando al prossimo libro? Puoi svelarci, in anteprima, di cosa ti occuperai?


Sì, sono al lavoro su due progetti distinti, sempre casi di cronaca insoluti: il primo uscirà questo inverno, non posso rivelare, per esigenze editoriali, quale sia il caso specifico, ma sarà forse più del “caso Di Veroli” un intrigo relazionale più che investigativo. Un corto circuito anche questo pieno di mistero. 

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